Proposte di legge e Smart Working

 

Le proposte di legge finalizzate a promuovere lo Smart Working, sembrano in realtà avere piuttosto l’obiettivo di stravolgerlo e ricondurlo a un impianto normativo obsoleto. 

Ma al di là delle parole e degli auspici, mentre molti Paesi Europei in chiave di resilienza e contrasto alla Pandemia raccomandano lo Smart Working, le scelte politiche concrete nel nostro Paese vanno oggi in altre direzioni.

Quanto costa al nostro Paese aver lasciato che il numero di Smart Worker rispetto ai potenziali 6,5 milioni dimostratisi possibili in Pandemia, sia passato ai “soli” 4 Milioni attuali dello scorso autunno ed a meno di 2 Milioni ora :

–         Minore produttività (stimabile in 1,63% sul sistema Paese)

–         Crescita di emissioni pari a 1,28 milioni di tonnellate di CO2 (equivalenti a disboscare 36 milioni di alberi); e poi danni concreti anche se ad oggi difficilmente quantificabili su:

–         salute e benessere dei lavoratori;

–         minore impulso alla digitalizzazione;

–         perdita di attrattività e sostenibilità del lavoro e conseguente fuga di talenti (es. PA);

–         mancata inclusione di donne, aree territoriali, persone con handicap o diverse abilità;

–         mancato sviluppo del sud e delle aree interne.

 

La miopia è diffusa non solo fra i politici ma purtroppo anche tra imprenditori e manager.

 

Una distanza culturale che porta a quella che sembra, a tutti gli effetti, una forma reazionaria di consolidamento di vecchi modelli di gestione e di organizzazione.

Si sentono sempre più spesso frasi del tipo:

“le persone a casa dormono”, “non facciamo formazione perché devono lavorare”, “devo CONTROLLARE i miei dipendenti”,

“Sono distratti dalla famiglia”

In buona sostanza una forma mentis che stride rispetto al concetto stesso di innovazione.

E’ vero, stiamo perdendo una grande occasione. 

Anziché fidarci e governare il cambiamento, proviamo a imbrigliarlo nell’illusione che il controllo e l’iper-regolazione proteggano anziché inibire.

Da un lato si richiamano le persone in ufficio senza valide argomentazioni e dall’altro si impongono regole e paletti scambiandoli per tutele.

Mi sembra che la tendenza da parte di forze conservatrici nel voler ritornare ad uno status quo ante covid sia piuttosto chiara, così come il fenomeno in netta risposta denominato The Great Resignation che prima o poi arriverà in Italia in maniera dirompente.

Come si può misurare tutto ciò in termini di perdita di talento?

Chi pagherà per queste miopie, chi ne risponderà? 

Qui la risposta è semplice: pagheremo tutti noi e dovremo risponderne non solo a noi stessi, ma anche alle generazioni future!

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